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IL TITOLARE DEL DEPOSITO LOCOMOTIVE DI CHIVASSO MILITARE

 

 

Certo fa un certo effetto rivedere il NOSTRO BOSS! Per noi della Trazione è stato un vero PADRE PADRONE.

Nulla ci era consentito senza che ne fosse al corrente. Era un sottufficiale, (M. M. A.), ma contava molto più di un Generale.

Anche perché gli Ufficiali erano evidentemente in "altre faccende affaccendati"!

Ci comandava "all'antica" e nessuno sicuramente può vantarsi di averlo ignorato. Da lui dipendeva tutto. Si entrava e usciva dalla caserma (Giordana di Chivasso), giustificati solo dal suo consenso. Si poteva godere o meno del riposo in branda se lui lo consentiva, si andava in licenza solo e per la durata che bontà sua accordava.

Non parliamo poi del sussidio ferroviario in qualche località d'Italia. Solo lui lo ammetteva, decideva la località e la durata della permanenza.

Nei suoi confronti non esistevano deroghe di sorta.

Il buon tenente e poi capitano Ventura (comandante della caserma nonché padre della Simona nazionale), ci vedeva o meno in dipendenza degli orari che lui aveva stabilito!

Incuteva e pretendeva rispetto assoluto ed ubbidienza totale.

I suoi mitici "cazziatoni" risuonavano per decine di metri attorno l'ufficio. Nessuno li prendeva volentieri, ma soprattutto non c'era mai ragione che valesse. La ragione stava sempre da una sola parte: la sua!

Dopo il congedo io, e come me credo anche molti compagni di lavoro, non gli abbiamo mai serbato rancore. Certo il pensiero va frequentemente a lui, nel bene e nel male.

Giudicare ora dopo tanti anni è forse ingiusto, ma in determinate occasioni avrebbe potuto valutare e considerare diversamente ragazzi che seppur ventenni o poco più, erano capaci di svolgere il ruolo di macchinisti in modo lodevole e consapevole.

Ricorderò sempre l'ansia di dovermi presentare a lui per giustificare un guasto della locomotiva, o comunque per alcuni minuti di ritardo causati al treno. Non ho mai gradito ne sopportato certe sue manifestazioni plateali, che utilizzava sempre senza mai sentire la benché minima ragione di causa, che quasi sempre era sacrosanta e legittima.

Probabilmente quel suo partire dal presupposto che comunque non gli si raccontavano situazioni veritiere lo rendeva estremamente antipatico e detestabile.

Non sopportavo assolutamente che dopo avergli usato il dovuto rispetto e parlato con sincera franchezza, fornisse l'impressione di non aver compreso né creduto ad un sola parola del colloquio.

Ha sempre usato una forma di disciplina austera, probabilmente eccessiva e più volte ingiustificata.

Sono passati oltre trent'anni, ma lui resterà sempre IL BOSS!

Un personaggio che è passato, ma che ha inevitabilmente lasciato in ciascuno un elemento caratterizzante.

E per ultimo un suo comportamento quotidiano quasi paradossale: assentandosi dal Deposito per raggiungere la propria abitazione onde fruire della pausa pranzo, attraversava gli ultimi binari della stazione di Chivasso, raggiungeva la prima postazione telefonica sotto la pensilina e immediatamente chiamava il Capo Deposito distributore per chiedergli com'era la situazione nell'Impianto. Il fatto singolare è che dall'ufficio del Distributore lo vedevamo benissimo mentre telefonava, sorridendo del fatto che chiedesse notizie di situazioni che aveva lasciato e disposto pochi secondi prima!

Certo ha contribuito a far gradire il congedo, e se mi si chiede se lo avessi ambito come superiore anche nei ruoli delle Ferrovie dello Stato, la risposta non può che essere una sola: CERTAMENTE NO!

Tiziano Testi.

(Il racconto si riferisce agli anni 1974-1976).

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